Laboratori emozionali: il Satiro e l’Angelo

Data: 15/06/2023

[…]Almeno questo diluvio servisse a insegnargli cos’è il gioco e la festa. Il capriccio che a noi immortali viene imposto dal destino e lo sappiamo — perché non imparano a viverlo come un attimo eterno nella loro miseria? Perché non capiscono che proprio la loro labilità li fa preziosi?

satiro   Tutto non si può avere, piccola. Noi che sappiamo, non abbiamo preferenze. E loro che vivono istanti imprevisti, unici, non ne conoscono il valore. Vorrebbero la nostra eternità. Questo è il mondo.

amadriade   Domani sapranno qualcosa, anche loro. E i sassi e le terre che un giorno torneranno alla luce non vivranno di speranza soltanto o di angoscia. Vedrai che il mondo nuovo avrà qualcosa di divino nei suoi piú labili mortali.

satiro   Dio volesse, capretta. Piacerebbe anche a me.

 

Il dialogo tratto dal Diluvio dei “Dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese, ci sembra che interpreti al meglio quanto rappresentato e immaginiamo. Il titolo è il diluvio e fa riferimento alla tempesta voluta da Zeus per punire la malvagità e la cattiveria dell’uomo. Lo stesso Zeus, decise, però,  di risparmiare Deucalione e sua moglie Pirra perché erano buoni e saggi. 
Così Deucalione e la moglie costruirono un’arca e vi si rifugiarono mentre l’alluvione spazzava via tutto il genere umano.  L’arca navigò per nove giorni quando, con il placarsi della furia delle acque, approdò sul monte Parnaso. Deucalione supplicò Zeus di fare rivivere il genere umano e Zeus lo accontentò: Deucalione e Pirra raccolsero delle pietre e se le gettarono dietro le spalle camminando e  da queste pietre nacquero nuovi uomini e donne.
Il figlio maggiore di Deucalione fu Elleno, considerato il padre di tutti gli Elleni, ed è per questo che la Grecia fu chiamata Ellade e ancora oggi i Greci chiamano così la loro terra.

 

Nel dialogo  parlano un satiro  figura mitica  maschile, compagna di Pan e Dioniso  che abita nei boschi e sulle montagne e Amadriade, anch’essa ninfa mitologica che vive dentro gli alberi. 

Di cosa parlano i due? 

Degli uomini mortali che abitano la terra. Di noi, della nostra razza umana. 

Cosa identifica gli uomini?

La mortalità, la labilità. Ma desiderosi dell’eternità. È un marchio di fabbrica della razza umana. Il satiro, nella tradizione antica e in quella moderna è una creatura sì immortale, ma che conosce gli uomini. Potremmo dire che è il ponte tra gli uomini e gli dei. Tra la mortalità e l’immortalità. Il satiro rappresenta proprio la miseria umana ma allo stesso tempo possiede in sé il dono divino dell’immortalità a cui tutti gli uomini aspirano. Gli uomini plasmati dalla terra da Prometeo che ha rubato per loro il fuoco divino e gli ha messo in cuore la fiamma del desiderio. 

Questo abbiamo voluto rappresentare con il satiro e l’angelo. L’uomo e il suo desiderio di cielo. L’uomo nella sua selvatichezza e il suo desiderio di gloria immortale. 

E’ possibile vedere qui tutti i lavori.