Laboratori emozionali: Eracle, il fico e la fragola
Data: 15/06/2023
La nascita di Eraclea, pur avulsa da dinamiche coloniali vere e proprie ed implicata piuttosto nelle lotte più tipicamente delle poleis, si innesta in una serie di rivendicazioni sulla Siritide. Nel VI secolo si formò una coalizione fra Metaponto, Sibari e Crotone, che aggredì Siri (aiutata da Locri) e la conquistò. Questa guerra perfezionò un’egemonia achea che era già stata avviata con la fondazione antitarantina di Metaponto a fine VII secolo. Il successivo destino dell’insediamento sirita rimane oscuro sia prima sia dopo la distruzione di Sibari nel 510. Dopo la fondazione di Turî nel 444/3 si delineò un contrasto bellico turino-tarantino per la Siritide, che approdò ad un arbitrato e ad un’apoikia mista di nome Siri e a metropoli tarantina, sul fiume omonimo; questa città ebbe vita non lunga – anche se sufficiente per lasciare ricordo di sé.
Ma in tutto questo che c’entra heracle? L’eroe celeberrimo delle dodici fatiche e che ha dato il nome alla nostra Policoro?
Il decennio 444/3-433/2 risulta diviso fra una più marcata fase di rapporti aggressivi fra Turî e Taranto e il periodo di vita della colonia mista. Approfittando poi della stasis sopravvenuta a Turî nel 434/3 e della sconfitta della linea ateniese a proposito dell’identificazione dell’ecista, Taranto trasferì d’autorità la popolazione della colonia mista, aggiungendovi ulteriori elementi tarantini per un miglior controllo del corpo civico, e fondò appunto Eraclea.
Pur in mancanza di esplicite attestazioni letterarie di un culto di Herakles, è impossibile minimizzare o negare l’importanza dell’eroe per la città cui venne imposto il suo nome. La testimonianza letteraria relativa ad un episodio che vede protagonista Herakles e che si colloca geograficamente in quest’area ci viene da Licofrone (vv. 979-83) e viene meglio chiarito dagli scholia all’Alexandra (978 e 980). Quanto ci è stato tramandato non ha la forma di un mito di fondazione, ma ha l’aspetto tipico di molti degli incontri di Herakles con il mondo mediterraneo. Si tratta, in questo caso, dell’incontro e lo scontro con il mantis Chalkas che viene ucciso e poi sepolto dall’eroe. L’episodio costituisce una sorta di “doppio” dell’incontro/contrasto fra Mopsos e Chalkas a Colofone (città da cui provenivano i coloni ionici di Siri), concluso anch’esso con la morte del secondo, perché aveva trovato un mantis più forte di lui.
Abbiamo voluto rappresentare, dunque, tre elementi identitari e fondativi della nostra Policoro. Heracle, un fico, luogo dove è avvenuto l’incontro e lo scontro con Kalcas, e una fragola nata dalla terra calcata dai piedi di un eroe. Terra rossa. Terra polposa. Terra che sa di fragola. Terra sacra. Di sacrificio. Di partenza. Di arrivi. Di discesa. Terra ibrida. Mista. Contaminata. Come le nostre origini. Terra che lotta, terra che prega, terra che suona a festa e a morto. Terra dei briganti. Terra dei nonni, delle nonne, delle mamme. Terra di desiderio.
Il mio nome, Ercole
riecheggiava per le strade della città.
È un ricordo lontano, ormai maturato
come i fichi ad agosto,
colpiti dal sole rossastro.
Ora son dipinto su delle anfore
e così, sarò impresso nella storia per sempre. (Elena Ruberto, 4B O.S.A.)
E’ possibile vedere qui tutti i lavori.